La ferita primaria è un trauma irrisolto.
Esemplifica e sottolinea la violazione dell’attaccamento, la rottura di quel legame essenziale tra un bambino e i suoi genitori; è il tradimento dei bisogni emotivi insoddisfatti, inascoltati.
Nonostante cerchiamo di anestetizzare questo dolore, originato in età precoce e mai risolto, in età adulta, esso continua a condizionarci la vita attraverso una serie infinita di comportamenti e una serie di maschere che utilizziamo per relazionarci agli altri, credendo di essere così proprio come ci si mostra; in verità i comportamenti che adottiamo sono spesso la sintesi di tutte le ferite che non abbiamo risolto.
La maschera in psicologia rappresenta un meccanismo di difesa, un imprinting che si innesca in seguito ad una situazione di forte dolore, che crea un vissuto di ferita emotiva profonda, avvenuto in tenera età.
In sintesi, la maschera è la parte strutturante della personalità, la parte più esterna e, come tale, è costituita da modi di pensare, di agire, di sentire, di vedere le cose, ecc…
Secondo la psicanalisi si possono distinguere cinque ferite con le rispettive maschere:
1. la ferita del rifiuto e la corrispettiva maschera da fuggitivo
2. la ferita d’abbandono e la maschera da dipendente
3. la ferita dell’umiliazione con la corrispondente maschera da masochista
4. la ferita del tradimento e la maschera del controllo
5. la ferita dell’ingiustizia e la maschera del rigido
Queste ferite sono procurate dalle persone più vicine, di solito i genitori, in modo inconsapevole, molto spesso loro stessi sono stati oggetto a loro volta di questa dinamica nell’infanzia, ma non avendola vista e modificata, la ripropongono automaticamente senza saperlo.
La maschera propone un personaggio, con modi di pensare, di parlare, di impostare il corpo, di camminare, di respirare, ecc. Infatti, la diagnosi viene fatta proprio dall’osservazione di tutte queste variabili: corpo, linguaggio, pensiero, affettività.
La maschera è la risposta che il bambino ha trovato a suo tempo, per sopravvivere nel modo migliore alla ferita, è un meccanismo di difesa, un modo per ritrovare un ruolo attivo e di controllo su una situazione subita, eccessivamente dolorosa.
Ad esempio, chi subisce l’abbandono (di solito dal genitore dell’altro sesso), indosserà la maschera del fuggitivo, come tentativo di ripristinare il proprio potere e volere. Avrà un corpo sottile e lungo, con poco peso e spessore, parlerà in modo non incisivo per rimarcare la non presenza, non prenderà l’iniziativa, userà termini e modi che lasciano intravedere che non garantisce la sua presenza, ecc.
Ciascuno di noi può avere più maschere, anche se generalmente ce n’è una che risulta predominante e strutturante rispetto alle altre. Talvolta la ferita principale, quella più profonda, è quella meno visibile, si nasconde sotto altre più evidenti e superficiali.
Di seguito riporto nel dettaglio le 5 ferite con le rispettive maschere.