ANIMA E ANIMUS
Complementarietà di energie, unità nella dualità
La dualità distingue il nostro Universo.
Siamo calati in una realtà nella quale per ogni elemento c’è il suo opposto: Yin e Yang, bianco e nero, ragione ed emozione, nord e sud, luce ed ombra, giusto e sbagliato, buono e cattivo, cielo e terra, uomo e donna… Siamo abituati a leggere la realtà in base ad una dualità.
E così pure la psiche umana è duale nelle sue qualità primarie: ogni sentimento o atteggiamento contiene il suo opposto, l’odio convive con l’amore, la sottomissione con la prevaricazione, il conscio con l’inconscio…
Ma tutto questo ci condanna forse ad un’eterna scissione, ad un conflitto perenne fra due opposte polarità? Ad una separazione dentro e fuori di noi? Possiamo solo scegliere fra due posizioni contrapposte, fra due schieramenti antitetici? O al massimo accontentarci, laddove sia possibile, di compromessi insoddisfacenti? Significa questo essere calati in una realtà duale?
La dualità, è vero, é insita in ciascuno di noi a partire dalla nostra radice biologica, due sono i generi: maschile e femminile. Ma sappiamo anche che la cellula primaria, unione di un ovulo e di uno spermatozoo, li contiene entrambi. E a partire da questa riflessione di natura biologica e dalle innumerevoli esperienze con pazienti, Jung, attraverso il suo pensiero, ci permette di andare oltre quell’ambivalenza e quella conflittualità.
“Tu, uomo, non cercare il femminile nella donna, ma cercalo e riconoscilo in te, poiché tu lo possiedi sin dal principio…..[..]… tu, donna, non cercare il maschile nell’uomo, ma prenditi piuttosto cura del lato maschile presente in te, poiché tu lo possiedi sin dal principio.” [Jung – Liber Novus] Così Jung dà, a questi due principi, il nome di Animus ed Anima: il primo rappresenta la componente maschile nell’inconscio della donna, il secondo la componente femminile nell’inconscio dell’uomo.
Maschile e femminile coesistono nella psiche umana e formano una coppia di Archetipi dalle funzioni complementari, proprio come nel Tao, secondo cui la vita è l’unione di energie complementari appunto, ognuna delle quali tende verso l’altra, compensandola. “L’Anima è la figura che compensa l’energia maschile. L’Animus quella che compensa l’energia femminile”.
L’Anima porta alla coscienza il principio di Eros, o amore, cioè stimola l’unione e le sue operazioni sono l’intuizione e l’unione, funzioni unitive appunto. Anima significa per la coscienza: legame, apertura, protezione, affettività, emozioni, cura, accoglienza…
L’Animus porta alla coscienza il principio del Logos, o ragione, cioè accentua la distinzione. Agisce attraverso l’analisi e l’individuazione; funzioni separative. Animus significa per la coscienza: riflessività, controllo, ponderazione, razionalità, calcolo, decisione, programmazione, distinzione…
L’Anima del figlio corrisponde all’Eros materno, l’Animus della figlia al Logos paterno: ogni personalità è compensata da un principio archetipico inconscio di segno opposto. L’Anima dà alla coscienza maschile possibilità di stabilire relazioni affettive, di acquisire qualità legate al sentire, all’intuire; l’Animus, invece, offre alla coscienza femminile capacità di riflessione, di decisione, di azione.
Jung ci dice quindi che anche la psiche ha in sé sia una energia maschile che una femminile. Possiamo intendere queste due valenze su un piano meramente sessuale oppure sollevarci più in alto, nella dimensione propria dell’Archetipo. In questo secondo caso, Jung afferma che ogni uomo ha in sé una donna e che ogni donna ha in sé un uomo. Qualunque sia il genere, nella sua parte ombra avrà il genere opposto. Ognuno manifesta un’energia prevalente, ma contiene, in secondo piano, anche la sua opposta. La psiche è una combinazione di principi maschili e femminili, così come una candela è l’insieme di luce e ombra.
Quando parliamo di Animus e Anima ci riferiamo pertanto a due polarità archetipiche presenti in ognuno, quindi, apparentemente niente di astratto o lontano da noi, niente di così complesso da capire… Ma se fosse così semplice non si spiegherebbero tanti conflitti inconsci. In realtà tutto è molto più complicato di così, perché la difficoltà è nell’accettare e conciliare queste polarità in noi stessi: ciò spiega quanto sia complesso per uomini e donne comprendersi, o meglio (e questo è ancora più importante) comprendere se stessi. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di funzioni psichiche tutt’altro che neutre: si animano di forza propria e hanno una valenza emotiva, generano passioni, avanzano rivendicazioni… Sono immagini che in parte derivano dall’esperienza familiare, culturale e affettiva e in parte provengono dalla notte dei tempi, da quel bagaglio di informazioni che è l’inconscio collettivo, e attivano l’esperienza psichica dandole direzione e guida, che ne siamo consapevoli o meno. Muovono emozioni profonde che non possono essere certo ignorate, pena il caos, la destabilizzazione, l’esplosione incontrollata o di contro la chiusura, la rigidità, la freddezza, l’implosione, la perdita di vitalità.
Ma cerchiamo di comprendere meglio quello che Jung intende riferendosi a questi due Archetipi: l’Anima è la tonalità che l’uomo dà ai suoi rapporti col femminile, partendo dalle esperienze che ha avuto con le donne della sua vita, principalmente la madre. Se la madre di un uomo è stata ‘matrigna’, se ha esercitato un’influenza negativa, egli può incarnare caratteristiche ombra del femminile: insicurezza, debolezza, emotività, irritabilità, pigrizia, capriccio, pessimismo, fatalismo, impotenza, indecisione, malinconia, sfiducia, ipercriticismo, manipolazione… E finirà per affermare di sé: “Sono sfortunato, non valgo niente, capitano tutte a me, niente ha senso, gli altri sono migliori di me, non sarò mai felice, nessuno mi amerà.” Ma che cosa accade quando, partendo da questi presupposti, un uomo entra in relazione con una donna? Semplice: l’immagine della madre così come egli l’ha elaborata, finirà per essere proiettata su una partner, guidandolo inconsciamente verso scelte fallimentari. O altrimenti potrà fargli incontrare una donna che somiglia alla figura materna introiettata, per l’esigenza di rielaborare quel rapporto doloroso non accettato ed integrato. A volte, in effetti, si è proprio inchiodati da una coazione a ripetere e si finisce per rivivere esperienze dolorose nel tentativo e con la speranza di cambiarne l’esito. Si mastica e rimastica lo stesso boccone amaro, inducendo la vita a ripresentare le stesse situazioni insuperabili. Ma l’Anima può essere anche una parte di noi non realizzata, non manifesta, mai venuta alla luce, una parte repressa perché rifiutata, rinnegata, rimossa.
Specularmente, per la donna, l’Animus è il colore del maschile, l’insieme delle sue energie maschili, appunto; anche questo archetipo è duplice, con un aspetto luce ed un aspetto ombra. L’Animus positivo possiede fermezza, coraggio, saggezza, forza d’animo… Al negativo è l’aggressore, il giudice, l’inquisitore, il dittatore e finisce così per trasformarsi in quella critica distruttiva, nell’analisi spietata, nell’ostinazione inaccessibile, nella durezza d’animo, nella freddezza, in quel fanatismo inflessibile o nel potere arido, nella violenza cieca, punitiva umiliante… Un Animus negativo si può ripercuotere in pulsioni possessive o distruttive, come pure laddove sia mancante, può portare a paralisi della volontà, senso di nullità, aridità sentimentale, insicurezza profonda… “Non hai speranze. Ma dove pensi di andare? Ma chi ti credi di essere? Perché ti dai da fare? Tanto non realizzerai mai nulla nella tua vita.” E allora la donna finisce per cercare fuori di sé, e delegare ad un uomo (partner, maestro, guru, capoufficio…) tutte quelle qualità squisitamente maschili che non riconosce in se stessa.
E’ vero che ogni sesso ha le sue specificità biologiche, che hanno echi anche sul piano psicologico, ma un eccesso di emotività, o al contrario di intellettualismo sono manifestazioni di una psiche scissa, dominata e gestita solo da uno di questi due Archetipi. Una persona sommersa dall’emozione non è in un giusto rapporto con se stessa e col mondo, come non lo è una dominata dalla razionalità. L’integrazione equilibrata è la giusta misura.
In un uomo, sintonizzarsi positivamente sul proprio lato femminile positivo può significare: sviluppare la capacità di provare compassione o un senso di protezione, l’aprirsi alla spiritualità, vivere idealità alte, rispettare e difendere i valori della vita, della relazione e dell’amicizia, connettersi con la natura, autorizzarsi ad accedere alle proprie parti inconsce, interessarsi a tutto ciò che è invisibile, esprimere la propria natura creativa. Per la donna accogliere il proprio lato maschile significa: agire nella vita e non reagire alla vita, sviluppare la propria forza di volontà, costruire la propria autonomia, assumersi la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie azioni, dare forma, organizzazione, struttura ai propri progetti, pianificare senza scadere nel controllo e nella rigidità, manifestare la propria forza e il proprio coraggio, la determinazione.
A questo punto credo che sia ormai chiaro che Animus e Anima sono fatti per essere elementi complementari e non poli opposti in conflitto. Certamente il processo di individuazione, cioè quel percorso interiore che ci permette di comprendere chi siamo realmente e chi vogliamo diventare, è complesso, arduo e richiede volontà e tenacia, e non può prescindere da un profondo lavoro di scavo interiore.
In questo lo strumento delle Costellazioni Familiari può essere prezioso, efficace e capace di risultati evidenti, tangibili e duraturi, perché il fine ultimo non è solo quello di conoscere meglio se stessi, non è sufficiente, non ci può bastare davvero!
Il traguardo è far sposare l’Animus con l’Anima e raggiungere l’integrazione psichica. E’ l’unione degli opposti in vista di un Io completo, che trascende conscio e inconscio, per raggiungere il Sé come totalità, per essere Uno. Le Nozze Alchemiche non sono il risultato di un “matrimonio” con il proprio uomo o donna ideale, non rappresentano quel traguardo raggiunto quando troviamo la nostra anima gemella, ma sono le nozze sacre che possiamo finalmente celebrare dentro di noi quando ricongiungiamo il nostro Animus e la nostra Anima.
E diventiamo Uno.