UN BACIO ED UN CEROTTO

Prendersi cura con consapevolezza dei nostri figli, dei più piccoli, dei bambini significa esserci presi cura prima di tutto di noi stessi, del nostro bambino interiore, della nostra bambina.

Aver imparato ad ascoltare la sua voce, aver riconosciuto i suoi bisogni, i suoi desideri, aver compreso le sue paure, averlo consolato. Avergli acceso quella luce, perché la paura del buio era troppa. Curato quella ferita con un bacio ed un cerotto, averlo lasciato libero di urlare di rabbia e piangere di dolore, per poi abbracciarlo stretto stretto e consolare le sue lacrime. Averlo tenuto per mano per infondergli fiducia e poi averla lasciata quella mano per fargli sentire tutta la nostra di fiducia.

Aver riconosciuto e lasciato fiorire i suoi talenti e averlo amato e accolto così com’è.

Intraprendere un percorso di consapevolezza e di riconoscimento di questa parte di noi così fragile e vulnerabile, ma anche preziosa, che conserva  in sé memoria del nostro passato, della nostra infanzia, delle nostre ferite e delle nostre paure, ma che custodisce anche i nostri talenti più preziosi, i nostri sogni e desideri, le nostre risorse è un atto dovuto prima di tutto nei confronti di noi stessi e di quel bambino o quella bambina che siamo stati, e poi dei  piccoli a noi affidati.

Attraverso lo straordinario strumento delle Costellazioni Familiari possiamo ritrovare dentro di noi quel bambino che abbiamo dimenticato, per imparare a riconoscere la sua voce e soddisfare i suoi bisogni,  per diventare, ora adulti, padre e madre di noi stessi. Durante una Costellazione, un passaggio fondamentale è proprio quello di arrivare a conoscere e riconoscere il nostro bambino interiore, attraverso una serie di tappe che ci permettono di entrare in contatto e di riconnetterci con quella parte di noi così preziosa per la nostra completezza.

Sii te stesso, cerca la tua strada, conosci te stesso prima di voler conoscere i bambini. Renditi conto di quello di cui tu stesso sei capace, prima di limitare il loro campo di diritti e di doveri.” Janus Korczak

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