COSA PENSIAMO DI AVERE NELLA NOSTRA VALIGIA?

Cosa riteniamo indispensabile?

Spesso accade che la maggior parte delle emozioni che si ritengono “negative “ siano collegate a perdite, distacchi, cambiamenti non voluti: così emergono maggiormente le paure, il dolore, la rabbia, la disperazione, la “sensazione di aver perso tutto”.

Si resta paralizzati, impotenti.

Spesso è in quei momenti che si cercano aiuto, salvezza, comprensione, rassicurazioni. E’ proprio in questi momenti che si manifesta l’attaccamento, proprio quando all’improvviso “la vita porta via”, manifestando l’aspetto più spietato: le prove, i passaggi evolutivi, le grandi opportunità, ciò che si pensa di avere, di possedere (le “MIE cose, persone progetti, ecc…”).

Nel mondo occidentale si è abituati a misurare Se stessi in funzione di quello che si possiede: quanti soldi, quante case, quali ruoli sociali, professionali si occupano; la quantità genera spesso sicurezza, che a sua volta genera potere e avidità. Non sempre questo comportamento è la regola per tutti, ovviamente, ma questo meccanismo di attaccamento è sempre più frequente ed è una delle principali cause che alimenta la paura, ossia la forza opposta all’amore. La paura genera dipendenza, quindi ci si sente tranquilli se si hanno sicurezze, adottando qualsiasi strategia (spesso inconsciamente) per procurarsele e convincersi di stare bene!

…Poi un giorno accade, accade che veniamo chiamati e tutto cambia…

Vi lascio con questa meravigliosa riflessione.

Un uomo morì. A un certo punto vide avvicinarsi Dio, portando con sé una valigia.
E Dio disse: “Figlio, è ora di andare.”
L’uomo stupito domandò: “Di già? Così presto? Avevo tanti piani.”
“Mi dispiace ma è giunta la tua partenza.”
“Cosa porti nella valigia?” – domandò l’uomo.
E Dio gli rispose: “Ciò che ti appartiene.”
“Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?”
Dio rispose: “Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.”
“Porti i miei ricordi?”
“Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.”
“Porti i miei talenti?”
“Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.”
“Porti i miei amici, i miei familiari?”
“Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano del cammino.”
“Porti mia moglie e i miei figli?”
“Loro non ti sono mai appartenuti, erano del cuore.”
“Porti il mio corpo?”
“Mai ti è appartenuto, il corpo era della polvere.”
“Allora porti la mia anima?”
“No, l’anima è mia.”
Allora l’uomo, pieno di paura, scaraventò via la valigia che Dio portava con sé e aprendosi vide che era vuota.
Con una lacrima che scendeva dagli occhi, l’uomo disse: “Non ho mai avuto niente?”
“Così è, ogni momento che hai vissuto è stato solo tuo. La vita è un solo momento.”
Un momento solo tuo. Per questo mentre hai il tempo sfruttalo nella sua totalità.
Che nulla di quello che ti è appartenuto possa trattenerti.
Vivi ora, vivi la tua vita e non dimenticare di essere felice, è l’unica cosa che vale davvero la pena.
Le cose materiali e tutto il resto per cui hai lottato restano qui.
Apprezza chi ti apprezza, non perdere tempo con coloro che non hanno tempo per te.
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